SELF- CONCEPT: definisci te stesso


Mi piace quando un cuoco mi fa entrare nella sua cucina,
mi piace che il traffico, arrivato in autostrada, si disperda;
mi piace riscaldarmi con una tazza di orzo al mattino.
Mi piace trovare in un libro parole che sentivo già mie,
mi piace annoiarmi,
mi piace avere ragione e mi piace avere torto […].

Apro gli occhi. Ore 6.27, in anticipo come al solito.
In 28 anni non ho mai avuto bisogno di utilizzare la sveglia. E’ una delle caratteristiche che preferisco di me, sebbene abbia passato una vita a lamentarmi di non riuscire a riposare mai abbastanza.

Quando mi sveglio molto presto, spesso mi ritaglio dei momenti di riflessione sulle mie attività, sui miei comportamenti e sulle sensazioni suscitate da qualche evento o esperienza. Pare sia l’unico momento della giornata in cui riesca a concentrarmi su me stessa.

Con i frenetici stili di vita che conduciamo, sembra che le giornate ci risucchino di tutte le energie necessarie per dedicarci un po’ a noi stessi e ritrovare la nostra centratura. Capita così che non di rado ci si senta infelici, insoddisfatti e privi della lucidità necessaria per far luce sui nostri valori, desideri ed obiettivi.

Paradossalmente dedichiamo addirittura più tempo a scoprire come funziona il nostro nuovo smartphone, che a guardarci dentro alla scoperta di chi siamo e di cosa vogliamo. Eppure i vantaggi che si hanno nello scoprire i propri sentimenti, punti di forza o di debolezza sono enormemente superiori rispetto a quelli che abbiamo scaricando “la migliore app per prenotare nei ristoranti gourmet della tua città”.

Self-concept è il termine che si utilizza per designare il concetto che si ha di se stessi. E’ l’immagine mentale di chi si è come persona, dei comportamenti, abilità e caratteristiche che rendono unici. Si sviluppa in svariati modi, ma dipende essenzialmente dall’interazione con le persone significative della propria vita.

Alcune persone hanno un’idea ben precisa di chi sono, mentre altri lottano per cercare di definirsi. Da anni si sono sviluppate ricerche mettendo a paragone le persone che hanno un quadro chiaro di se stessi rispetto a chi ne è un po’ all’oscuro. Nel 1990 lo psicologo Campbell ha persino ideato la Self- Concept Clarity Scale (Scala della Chiarezza del Concetto di Sé) che indica la misura in cui le credenze su se stessi sono definite con chiarezza, coerenza e sono stabili nel tempo.

Perfetto, direte. Ma a cosa serve saperlo?

In realtà svariate ricerche hanno già dimostrato come una buona consapevolezza di se stessi sia correlata ad alti livelli di autostima e bassi livelli di depressione e di ansia. Scendendo più nello specifico cercherò di sintetizzare i vantaggi in alcuni punti:

  • Migliore capacità di prendere decisioni: se ci si conosce si sviluppano delle proprie linee guida per economizzare il momento della scelta, che sia un maglione, una università, il luogo dove andare in vacanza e così via.
  • Meno conflitto interiore: poiché le vostre azioni saranno conformi ai vostri sentimenti.
  • Autocontrollo: conoscere le cattive abitudini permette di contrastarle e svilupparne di positive.
  • Resistenza alla pressione sociale: se i propri valori e preferenze sono radicati si ha meno probabilità di dire “” quando si vuole dire di “no”.
  • La tolleranza e la comprensione degli altri: la consapevolezza delle proprie debolezze può aiutare a entrare in empatia con gli altri.
  • Felicità: essere se stessi ed esprimere i propri desideri permette di ottenere con più probabilità ciò che si vuole.

Internet è pieno di articoli sui migliori metodi per “conoscere se stessi”, da cui io sono solita diffidare, ma c’è chi sostiene di averli trovati utili. Ognuno può sviluppare il proprio metodo, l’importante è attuarlo, ed anche in maniera frequente.

E dico frequente poiché la principale consapevolezza è capire che comprendere se stessi significa comprendere che diventiamo sempre diversi.

[…]mi piace dire la parola caffè,
mi piace chi non inizia i discorsi con ”vedi, tu devi sapere che”,
mi piace quel momento prima di imparare una cosa nuova, quando riconosco che sta per accadere,
mi piace allenare le mie ispirazioni;
mi piacciono i nascondigli, i cuscini sottili, essere in orario e sapere che le cose cambiano, piaccia o meno;
mi piace ricordare di quella volta che me la scampai,
mi piacciono i nomi inventati e le battute stupidissime,
mi piace chi non parla di yoga ma lo fa,
mi piace chi parla di ciò che sa,
mi piace intuire cose di chi ho di fronte,
mi piacciono gli elenchi.
Mi piace pensare che, se hai letto fin qui, adesso tu stia un po’ pensando e forse un po’ sorridendo. O nulla di tutto questo. In ogni caso, stammi bene. Per davvero. 

Mi piace terminare in questo modo, con frammenti di un pensiero pubblicato da un caro amico, letto alle 6.28 di stamani,e che ha ispirato quest’articolo.

 

Link originale: CAFFE’ PROCOPE