Eccola. La sento incombere prepotentemente. Al pari di capodanno, il “Che fai a Pasquetta?” sarà a giorni il tormento di tutti. Magari quest’anno l’apertura della Reggia di Caserta semplificherà la vita di molti, ma tutto sommato la immagino così: gita fuori porta, gruppo creato ad hoc su Whatsapp, organizzazione della spesa, orario, luogo di partenza.
La mattina il grigiume in cielo che non scoraggia ma fortifica, banchetto preparato, appetizer di ogni genere appena messi in tavola e… pioggia.
E forse più scontato della pioggia c’è solo l’affermazione successiva: “Ecco, lo sapevo!”
Inutile negarlo. Scagli la prima pietra chi, sentendosi come il Nostradamus di turno investito dal momentaneo potere della chiaroveggenza, non ha mai esclamato frasi come: “Sapevo che sarebbe successo!”, “Non poteva che andare così”, “E pensare che me lo sentivo..” e, ciliegina sulla torta, il tanto adorato: “Te l’avevo detto!”.
Succede nella quotidianità: dagli eventi sportivi alle elezioni, dalle diagnosi mediche alle decisioni giuridiche, e più generale in svariati settori della nostra vita. Sembra universale la convinzione di “aver sempre saputo” che le cose sarebbero andate come sono effettivamente andate.
“Ho sempre saputo che Trump venisse eletto..”
“Il SI del referendum era scontato..”
“Si sapeva che oggi il Napoli avrebbe vinto..”
“Era ovvio che quel locale chiudesse..”
Insomma, chi più ne ha più ne metta!
In America si chiama “hindsight bias”, in Italia “errore del giudizio retrospettivo”, o comunemente definito “senno di poi”, e riguarda la tendenza degli individui a credere che sarebbero stati in grado di prevedere un evento, quando l’evento è ormai noto.
In psicologia è una vera e propria distorsione cognitiva, ed è un meccanismo che serve per spiegare ex post gli eventi che contraddicono le nostre aspettative, assumendone una conseguenza certa e prevedibile, anche quando certa non era, prima che l’evento accadesse.
I ricercatori spiegano che la tendenza al senno del poi è alimentata da un meccanismo per cui, a posteriori, la nostra mente seleziona solo i ricordi che confermano l’esito di un evento, generando una narrazione dei fatti che acquista un senso solo attraverso quelle informazioni, deducendone di conseguenza la prevedibilità.
E questo talvolta, in seguito ad un nostro o altrui insuccesso, porta a rivalutarci, facendo scattare il drammatico “Ah, con il senno del poi…”.
Il problema che pone l’hindsight bias riguarda l’incapacità di ricordare le premesse dalle quali si era partiti: le informazioni che abbiamo acquisito vanno a modificare l’idea iniziale, senza permetterci di ricordare o dare più credito ai ragionamenti fatti precedentemente.
Questa sintesi delle informazioni è in realtà adattiva per alcune ragioni:
– consente di fare spazio nella nostra memoria aggiornando le nuove conoscenze
– risponde alla necessità delle persone di ricercare il perchè delle situazioni e di pensare al mondo come prevedibile con relazioni causa-effetto chiare, univoche e regolari, poiché l’idea che molte situazioni siano dovute ad eventi casuali viene percepita come minacciosa.
Il giudizio retrospettivo può portare ad alcune conseguenze:
- Miopia nell’interpretazione degli eventi: la tendenza, cioè, a dare rilievo solo alle informazioni che confermano l’evento, comportando una sostanziale semplificazione dei fatti.
- Overconfidence: eccessiva fiducia nelle proprie capacità di previsione degli eventi futuri, pessimistica o ottimistica che sia.
- Sentimenti retrospettivi di rammarico: l’idea che l’evento fosse prevedibile potrebbe far rimpiangere amaramente di non aver preso la decisione giusta fin dall’inizio.
Il bias del senno del poi può diventare un problema soprattutto quando si ha a che fare con decisioni mediche o legate all’attività imprenditoriale. Pertanto un buon suggerimento sarebbe quello di annotare i ragionamenti implicati nel processo decisionale, anche quando l’evento è ormai noto, considerando i modi alternativi in cui le cose potrebbero andare o sarebbero potute andare.
Questo permetterebbe di contrastaste una semplice visione causa-effetto dei fatti portandoci a considerare maggiorente le sfumature della catena degli eventi.
Ed ad articolo finito, il primo messaggio: “Lunedì 17 alla Reggia”.
…Che vi avevo detto?
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