ANDIAMO A COMANDARE – Psicologia del tormentone musicale dell’anno


Se persino il caro Rovazzi alla domanda “Che spiegazioni dai al tuo successo?” risponde che è pura e semplice viralità, la domanda sorge spontanea: ma come ha fatto Andiamo a comandare a diventare il tormentone 2016?!
Un videomaker, che per sua stessa ammissione non è un cantante, né aspira ad esserlo, produce un brano che in poco più di sei mesi ha superato gli 80 milioni di visualizzazioni, tagliando persino il traguardo del triplo disco di platino.

Erano ormai quattro anni che un tormentone non si imponeva in modo così violento, da quando, per la precisione, nel 2012 Il Pulcino Pio e Gangnam Style monopolizzarono radio nazionali e internazionali.

Ma perché nell’essere umano ogni tanto parte un suono che fa…?
O meglio, come mai alcuni motivetti continuano a risuonare nella testa e sembrano davvero non andarsene mai? In termini tecnici si parla di Involutary musical imagery (INMI) o nel gergo earworms (vermi dell’orecchio), e sono caratterizzati da una ripetizione seriale di suoni molto semplici, piacevoli o fastidiosi che siano, ma quasi impossibili da eliminare volontariamente. Il fenomeno è legato alla forma e alla dimensione della corteccia cerebrale, e, più in generale coinvolge la corteccia uditiva primaria. Quando una strofa viene cantata o ascoltata più volte, passa dalla memoria uditiva a breve termine a quella a lungo termine. Perciò non c’è da stupirsi se il pezzo, trasmesso continuamente dai media e nei locali, sia presente nella mente di chiunque!

E perché quest’anno è salito a tutti proprio l’Andare a Comandare? Dove le ragioni di un tale successo?

> La mimica: la vera originalità sta innanzitutto qui. Il simulare un fremito, una convulsione a tempo di musica, suscita ilarità, e da situo imbarazzante, inizia a travolgere i presenti fino a spingerli ad imitare chi già la sta ballando.

> Il video: la comicità di molti degli elementi presenti nella clip (si pensi già al solo barboncino sul trattore!) fa divertire bambini, ragazzi, e perché no, persino adulti, tanto da aumentare in maniera sproporzionata le visualizzazioni.

> Il testo: Rovazzi condanna alcuni dei comportamenti sociali più preoccupanti come il tabagismo e il consumo di THC, e non c’è da stupirsi se persino gli adulti abbiamo apprezzato la politica da bravo ragazzo del caro Fabio, nel cui ritornello passa messaggi positivi ai giovani.

> Il trio: l’unione con Fedez e J-ax, due tra i rapper italiani più conosciuti e più in voga tra gli adolescenti, porta il pezzo ad essere popolare in automatico.

Di elementi ce ne sono tanti altri, ma in fin dei conti, analizzarli o meno, il risultato è sempre lo stesso: che piaccia o no, Andiamo a Comandare, quest’estate è stata per tutti una divertente scusa per mostrarsi un po’ stupidi a suon di musica. E la demenzialità, in piccole dosi, fa sempre bene!